Elvira Uva Pedatella, la poetessa rossanese
Oggi a Corigliano Rossano ci sono tanti valenti scrittori e poeti, ma qualche decennio fa solo una era la poetessa cittadina per antonomasia: Elvira Uva Pedatella. Insegnante elementare divideva la sua passione per la scuola con quella per lo scrivere e mieteva premi in giro per l’Italia per la sua opera di scrittrice. Sabato 26 marzo è stata ricordata a San Bernardino nella prima edizione de “La Calabria delle donne. Festival del genio femminile di Calabria”, voluto dall’Associazione Agliaia presieduta da Anna Lauria su spinta del direttore artistico Mariangela Preta.
Nata a Rossano l’8 agosto 1914 da Carmine e Mariantonia Chiarelli, di Mandatoriccio, il 29 febbraio del 1936 aveva sposato il rossanese Mario Uva. Pian piano, con l’apparizione delle sue prime poesie sul giornale “Nuova Rossano” e poi con la pubblicazione di tanti libri, fece conoscere a tutti la sua vena creativa che la portò a dedicarsi sempre di più all’arte dello scrivere.
In una piccola comunità i personaggi che ci vivono interpretano quasi sempre dei ruoli già prestabiliti dal grande copione della vita: il parroco, il politico, il farmacista, il medico condotto, il notaio, il professore, l’avvocato, l’impiegato, l’insegnante, lo storico, il donnaiolo, il bevitore, il giocatore, il grullo, il bullo, il pazzo, ecc. Inoltre spesso, tra i vari soggetti che ricoprono le parti previste dalla sceneggiatura paesana, c’è competizione per primeggiare nel ruolo. Il poeta invece non è detto che sia sempre presente su questo palcoscenico immaginario, perché per fare il poeta necessitano una sensibilità e alcune doti che non sono comuni. Elvira Uva Pedatella invece questa sensibilità e queste doti le aveva innate e perciò per anni ha ricoperto il ruolo di poetessa e scrittrice cittadina, con molti riconoscimenti che hanno travalicato i circoscritti confini rossanesi. E nessuno in quegli anni, si sentiva di avere i numeri per poter contenderle la parte di prima poetessa. Anche perché la signora Uva Pedatella la interpretava con saggezza, signorilità e un immancabile dolce sorriso sempre presente sul volto, abbracciando benevolmente con i versi, i racconti, le novelle l’umanità che la circondava e contribuendo così a renderla universale, immortalando − al contempo − gli appuntamenti importanti della comunità. Nel 1959 insieme ad altri insegnanti della scuola, alla direttrice didattica Caterina Barbiere De Falco, al sindaco Michele Scazziota, all’arcivescovo Giovanni Rizzo, si era recata a Roma per assistere alla premiazione da parte del presidente della Repubblica Giovanni Leone, in Campidoglio, della giovane rossanese Graziella Lupinetti alla quale era stato attribuito il “Premio nazionale di bontà Livio Tempesta” per l’assistenza che dedicava alla signorina Ida Lucatorto ricoverata nell’ospizio cittadino. E Elvira con il suo racconto “Graziella, favola d’oggi” fissò per sempre nella memoria collettiva l’opera della Lupinetti.
Nata a Rossano l’8 agosto 1914 da Carmine e Mariantonia Chiarelli, di Mandatoriccio, il 29 febbraio del 1936 aveva sposato il rossanese Mario Uva. Pian piano, con l’apparizione delle sue prime poesie sul giornale “Nuova Rossano” e poi con la pubblicazione di tanti libri, fece conoscere a tutti la sua vena creativa che la portò a dedicarsi sempre di più all’arte dello scrivere.
In una piccola comunità i personaggi che ci vivono interpretano quasi sempre dei ruoli già prestabiliti dal grande copione della vita: il parroco, il politico, il farmacista, il medico condotto, il notaio, il professore, l’avvocato, l’impiegato, l’insegnante, lo storico, il donnaiolo, il bevitore, il giocatore, il grullo, il bullo, il pazzo, ecc. Inoltre spesso, tra i vari soggetti che ricoprono le parti previste dalla sceneggiatura paesana, c’è competizione per primeggiare nel ruolo. Il poeta invece non è detto che sia sempre presente su questo palcoscenico immaginario, perché per fare il poeta necessitano una sensibilità e alcune doti che non sono comuni. Elvira Uva Pedatella invece questa sensibilità e queste doti le aveva innate e perciò per anni ha ricoperto il ruolo di poetessa e scrittrice cittadina, con molti riconoscimenti che hanno travalicato i circoscritti confini rossanesi. E nessuno in quegli anni, si sentiva di avere i numeri per poter contenderle la parte di prima poetessa. Anche perché la signora Uva Pedatella la interpretava con saggezza, signorilità e un immancabile dolce sorriso sempre presente sul volto, abbracciando benevolmente con i versi, i racconti, le novelle l’umanità che la circondava e contribuendo così a renderla universale, immortalando − al contempo − gli appuntamenti importanti della comunità. Nel 1959 insieme ad altri insegnanti della scuola, alla direttrice didattica Caterina Barbiere De Falco, al sindaco Michele Scazziota, all’arcivescovo Giovanni Rizzo, si era recata a Roma per assistere alla premiazione da parte del presidente della Repubblica Giovanni Leone, in Campidoglio, della giovane rossanese Graziella Lupinetti alla quale era stato attribuito il “Premio nazionale di bontà Livio Tempesta” per l’assistenza che dedicava alla signorina Ida Lucatorto ricoverata nell’ospizio cittadino. E Elvira con il suo racconto “Graziella, favola d’oggi” fissò per sempre nella memoria collettiva l’opera della Lupinetti.
Nel 1958 ricevette una segnalazione d’onore nel “Concorso Nicola Misasi” indetto dalla rivista “Calabria Letteraria” per il racconto “L’ultima e la prima visione”, e poi fu un susseguirsi di riconoscimenti e premi: più di quaranta.
“Come la mamma”, “È un angelo il piccolo Livio”, “Le case sul torrente”, “Scintillio di sogni”, “Robertino nel regno della T.V.”, “Sempre vivo: poesie”, “Anina e core: raccolta di novelle”, sono alcuni dei titoli pubblicati in tanti anni di attività; tutti libri rivolti all’infanzia come la poesia “Sogni d’oro” dedicata nel 1957 alla figlia Angela.
Giovanni Romeo nel maggio 1965, commentando sulla Nuova Rossano l’opera della Scrittrice, disse che è «pervasa da mille forme emozionali, nel dar vita ai suoi racconti, sgombri da astruserie filosofiche e psicologiche, prende per mano il lettore e lo conduce lungo il viale sul quale piovono brividi di commozione, scintillanti sprazzi di luce, vampate di primavera fragrante, che comunicano un riposo fisico e spirituale alla nostra inquietudine …». L’indimenticabile direttore didattico Raffaele Marino nel gennaio del 1978, parlando dell’opera dell’Uva Pedatella, affermò che essa poteva a pieno titolo rientrare nel panorama dei «più grandi scrittori per l’infanzia».
Certamente l’infanzia era il primo obiettivo della Poetessa, ma come si diceva prima, molti erano i momenti e le figure che immortalava con la sua opera. A tal proposito piace qui ricordare la poesia che dedicò a Elena Ruffolo, per decenni gioiosa custode del plesso femminile della scuola elementare di San Domenico, una istituzione nell’istituzione.
«Sembrerà strano / ma era lei che riempiva la Scuola / di San Domenico / sempre presente / all’uno e all’altro turno. / Correva di qua / di là / a sollevare un bimbo / birichino / ruzzolato a terra. / Svelta su per le scale / in direzione / a portare un registro / di presenza. / Per tutti una parola / di conforto / lei che più di tutti lavorava. / “Faccio il caffè… / se viene mal di testa / con questo chiasso / povere maestre!” / E si metteva a volte / sul cancello / pronti registro e penna / per la firma / volava incontro a chi / per caso / avesse fatto tardi. / Ed è ancora là / nel mio ricordo / in quel vecchio edificio / triste e vuoto / dove non mi sento / di tornare / ora che ella più / non vi lavora / non viene incontro / con quel suo sorriso.». Quanta umanità, stima, affetto in questi versi dedicati alla cara Elena! Dopo un’esistenza vissuta tutta sulle note dell’arte e della creatività, Elvira Uva Pedatella è venuta a mancare a Rossano il 27 giugno 2000. Ma il suo ricordo, la sua opera continua a vivere e bene ha fatto l’Associazione Agliaia a dedicarle una giornata di studio.