Chiesa San Giovanni di Dio

Rizzo Martino A., La chiesetta di San Giovanni di Dio nel giorno della sua festa. Inform. & Comunic. 8.3.2023

San Giovanni di Dio una festa del Popolo che il popolo ha perso. L Eco dello Jonio 8 marzo 2019

La chiesa in origine apparteneva alla confraternita dell’Annunziata, poi nel 1595 venne ceduta ai Padri Fatebenefratelli, come cappella dell’omonimo Ospedale di San Giovanni di Dio che sorgeva accanto e che si prendeva «cura di dieci infermi che vengono assistiti da un medico da un cerusico da un infermiere e da un cappellano, che hanno tutti un corrispondente salario» (Luca de Rosis, Cenno storico della Città di Rossano e delle sue nobili famiglie, Napoli 1838).  Infatti, com’è noto, Giovanni di Dio, al secolo Juan Ciudad, fu il fondatore dell’Ordine Ospedaliero dei “Fatebenefratelli”.

 

 

La chiesina si compone di una sala di modeste dimensioni dove la zona presbiteriale è posizionata sopra un gradino e dietro è presente una piccola sacrestia. Sulla destra, entrando, c’è prima un arco colorato dal quale si accede a un’angusta cappella coperta da una volta a crociera anch’essa decorata e proseguendo oltre l’arco, sempre sulla destra, c’è una porta che immette in un corridoio che una volta fungeva da passaggio verso l’ospedale. Ai lati dell’altare c’è una teca con la statua di San Giovanni di Dio di bottega calabrese del XIX secolo con l’attuale veste talare realizzata da mastro Ciccio Sapia, sarto, come racconta il figlio Giovanni nel libro prima citato, e un tabernacolo in marmo realizzato in Calabria nel ‘900.

 

 

Nella piccola cappella di destra si possono ammirare due bei dipinti. Proprio di fronte all’arco d’ingresso c’è un’Annunciazione che porta la firma di Joaennes Lauria e la data 16 marzo 1876. Nel quadro la Madonna, col classico manto azzurro, è riprodotta mente si inginocchia timorosa per ascoltare l’angelo, dopo aver poggiato il libro di preghiere sopra il tavolo. Ha gli occhi bassi, sorpresa dell’annuncio ricevuto e conscia della responsabilità che le viene affidata. L’angelo a sua volta con la mano sinistra regge un rametto con gigli bianchi, simbolo di purezza e castità. A fianco a questo quadro ce ne è un altro che rappresenta Gesù sulle gambe della Madonna dopo essere stato deposto dalla croce. Trattasi di un’opera di bottega calabrese del XIX secolo.

Fa parte del corredo dei quadri della chiesa anche un San Giovanni di Dio di bottega calabrese, del ‘900, che abbraccia e si prende cura di un ragazzo ammalato.

Inoltrandosi nell’antico corridoio, ormai chiuso, attraverso il quale si arrivava all’ospedale c’è un dipinto di San Giovanni di Dio, anche questo di bottega calabrese, del XIX secolo. Ci sono altresì dei reliquari.

 

 

Come racconta Giovanni Sapia «la chiesetta era meta di un fervido culto, che tra le sue espressioni registrava la giornata della penitenza, cioè ventiquattro ore di presenza e di preghiera costante per invocare grazie a beneficio dei malati, e una folta partecipazione alla processione e al tradizionale corredo di giochi nel giorno della festa, che ricorre l’otto marzo».

autorizzazione del vescovo a don Muzio a fare la processione per l’8 marzo