Biografia di Franco Costabile

Il poeta nacque a Sambiase, il 27 agosto 1924 da Michelangelo Francesco Pietro Costabile e da Concetta Immacolata Gambardella, una brava casalinga appartenente ad una facoltosa famiglia di commercianti amalfitani. Il padre però non si sente a suo agio nel piccolo centro calabrese e dopo il matrimonio si reca in Tunisia per dedicarsi all’insegnamento, abbandonando moglie e figlio. Nel 1933 Concetta si reca col figlio piccolo nella nazione africana per convincere il marito a riunire la famiglia, lo trova lì accasato, e non ottiene il risultato sperato anche per via del suo rifiuto di lasciare Sambiase. Questa esperienza segnerà il poeta, a cui farà riferimento nel componimento giovanile “Vana Attesa”, pubblicata nel 1939 dall’Editrice Nucci nel 1939. A parte la quinta ginnasiale, che Franco frequenta nella città di Montaleone, la futura Vibo Valentia, tutti le altre classi soso frequentate nel suo paese natale (Scuole elementari) e a Nicastro, tra il 1930 e il 1943. Dopo la maturità classica conseguita a Nicastro, si iscrive alla Facoltà di Lettere, prima a Messina e poi – dal 1946 – a Roma, dove si laureerà con una tesi in paleografia.  In questo periodo stringe un forte rapporto con Giuseppe Ungaretti, suo professore di Letteratura Contemporanea: in Costabile, Ungaretti rivede il figlio perduto da poco in Brasile, in Ungaretti il poeta sambiasino trova invece l’assente figura paterna.  Sempre durante gli studi universitari fa amicizia con Raffaello Brignetti ed Elio Filippo Accrocca. Dopo la laurea, a partire dal 1950 inizierà a insegnare in vari licei e istituti tecnici, collaborerando anche con riviste e alla stesura di una enciclopedia cattolica. Nel 1950 pubblica a proprie spese il suo primo libro di poesie, Via degli ulivi, nei Quaderni di Ausonia, Siena, recensita favorevolmente da Giorgio Petrocchi nella rivista romana, <<La Via>>. Nel 1953 sposa Mariuccia Ormau, sua ex alliva; testimone di nozze è l’amico Mimmo Purificato. Da questo matrimonio nascono le figlie, Olivia (1955) e Giordana (1957). Sono anni duri per il poeta, che ancora nel 1961 lavora come insegnante precario nella scuola. In questo stesso anno pubblica La Rosa nel bicchiere, raccolta di poesie, che il poeta aveva pubblicato nel corso degli anni Ciquanta su riviste; l’opera viene segnalata per il Premio Viareggio, ma non giunge in finale. Intanto alla RAI, a cura di Libero de Libero, viene fatta una lettura dei suoi versi da parte di Valeria Moriconi. Mariuccia intanto si trasferisce a Milano portando con sé le due bambine: è un secondo distacco, un secondo abbandono familiare. Sempre in questo periodo si rompono definitivamente i rapporti col padre lontano, mentre nel 1964 muore la madre, affetta da un male incurabile. Nello stesso anno sono pubblicate in un volume collettaneo, Sette piaghe d’Italia, tre sue liriche, tra cui Il canto dei nuovi emigranti, poesia per la quale riceverà il Premio Letterario Frascati. Il 14 aprile del 1965, si toglie la vita e Ungheretti, al quale il Costabile si sentiva particolarmente legato, scrive alcuni risentiti versi, pubblicati originariamente in un “ricordino” stampato a cura degli amici e successivamente riportati nel n°35 di “L’Eurpa Letteraria”; i versi ungherettiani sono stati ora trascritti anche sulla tomba del poeta nella cappella di famiglia in Sambiase e sulla facciata della sua casa natale.

Con questo cuore troppo cantastorie” / dicevi ponendo una rosa nel bicchiere / e la rosa s’è spenta a poco a poco  /  come il tuo cuore, si è spenta per cantare  / una storia tragica per sempre.