Festa dell’Uva
Le “Feste dell’Uva”, che si erano svolte in varie parti d’Italia, da antica data, in epoca fascista furono organizzate capillarmente in tutta Italia su precisa indicazione governativa. Il 28 settembre 1930 fu la prima “Giornata dell’uva” nazionale. In seguito, per volere di Mussolini, la “giornata” si tramutò in “festa” popolare di grande successo, specialmente nelle zone di tradizione vitivinicola.
Le motivazioni della scelta erano di ordine economico e politico. Sul piano economico c’era il tentativo di fronteggiare la crisi del settore vitivinicolo, causata dalla sovrapproduzione, stimolando il consumo interno di vino e di uva da tavola italiane e incrementando l’esportazione con agevolazioni fiscali. In contrasto con la politica antialcolica del regime, si sostenne come il vino, in dosi moderate, fosse un valido alimento e un aiuto al miglioramento della razza e come l’uva avesse importanti proprietà terapeutiche.
Sul piano politico valorizzare le tradizioni folkloristiche locali serviva al fascismo per divulgare la sua immagine di partito di cultura ruralista e paesana, puntando su un largo consenso tra i ceti contadini, esaltando il regionalismo e rispondendo alla domanda di svago che proveniva soprattutto dalla provincia.
La Festa dell’uva ha rappresentato, inoltre, un simbolo di italianità anche al di fuori dai confini italici.
Le fotografie della festa venivano commissionate dai podestà affinché potessero documentare al prefetto, in quanto rappresentante del governo, l’avvenuto svolgimento dell’evento.
(da: http://www.archiviodegliiblei.it/index.php?it/597/la-festa-delluva)