Theodore Brenson e le sue visioni di Calabria

Theodore Brenson era nato a Riga nel 1893 e fin da giovane, dopo aver studiato architettura, venne avviato verso gli studi artistici presso la Scuola d’Arte della Città di Riga, l’Accademia Imperiale di Belle Arti di San Pietroburgo, l’Università di Mosca e l’Università di Riga. Nel 1924 arrivò a Roma dove entrò a far parte dei circoli culturali della città. A Milano, nel 1927, presso la Galleria Pesaro, tenne la sua prima mostra personale. Nel 1941 si trasferì con la famiglia negli Stati Uniti dove allestì diverse mostre e insegnò arte nelle università americane. Durante la permanenza in Italia fece tanti viaggi immortalando con i suoi dipinti i luoghi che visitava. L’Italia rappresentò per Brenson, come lui scrisse all’intellettuale calabrese Luigi Parpagliolo, un luogo per “trovarvi una grande forma costruita armoniosa e spirituale ed ho trovato molto più. Avanti all’anima mia si è aperto un mondo nuovo, dove l’uomo non è più isolato sulla terra, ma dove terra e uomo formano un insieme così intimo, così unito nella luminosità dell’atmosfera che quasi non sembra reale”. Nel 1928 arrivò anche in Calabria dove dipinse un centinaio di tele, le migliori delle quali vennero riprodotte nel volume del 1929 “Visioni di Calabria”, edito a Firenze da Vallecchi e arricchito da un breve saggio “La Calabria nella storia e nell’arte” proprio di Luigi Parpagliolo.  Brenson rimase in Calabria tre mesi, in piena estate, girando, vincendo ogni disagio, da Rocca Imperiale a Bova e Capo Spartivento, da Amantea a Crotone, da Palmi a Stilo e Gerace, da Pentadattilo a Scilla. Andò in Sila e sull’Aspromonte con un’attività frenetica che lo portò a lavorare dall’alba al tramonto, facendo solo una breve interruzione verso mezzogiorno, quando la violenza della luce diventava non più sopportabile. In questo suo “sogno pittorico” si innamorò della Calabria e sentì perciò il dovere di assolvere alla missione di farla conoscere al mondo lasciando un’ingente traccia iconografica delle località visitate. Nel suo girovagare calabrese arrivò anche a Rossano, dove dedicò la sua attenzione a quel monumento che chiunque passi per il corso principale non può non vedere, la Porta dell’Acqua. Ovviamente non poteva non attrarre la sua attenzione anche la famosa perla bizantina che è la chiesina di San Marco.

 

 

 

 

Bucci Vincenzo, Teodoro Brenson. Corriere della Sera 25.4.1933

Ceravolo Tonino, Donne che portano pesi. Una “visione” serrese di Theodore Brenson. ilVizzarro.it , 8.1. 2018

Gaetano Raffaele, Il viaggio in Calabria di Theodore Brenson. in Rivista Calabrese di Storia del ‘900 – 1, 2011, pp. 75-90

Parpagliolo Luigi, La Calabria nella storia e nella arte. Vallecchi Ed., Firenze 1929

Rizzo Matino A., La Porta della Acqua secondo il pittore Theodore Brenson. Inform. & Comunic. 5.1.2022