il culto dell’Achiropita
Dice lo storico e studioso rossanese Gennaro Mercogliano che: “Achiropita” significa -come tutti sanno- “non da mano umana fatta (dipinta)”. Però nel senso che l’artista che eseguì l’affresco su pietra della sacratissima Vergine madre di Dio, nostra Madre e protettrice della Città, lo fece a seguito di un processo di ascesi compiuto attraverso un lungo periodo di digiuno e di preghiera. Condizione che, trasumanandolo, cioè ponendo l’artista fuori dalla condizione umana, lo congiungeva alla Essenza divina, così che questa si rappresentasse (meglio iscrivesse se stessa) come Icona e non più mediante la mano esecutrice dell’uomo. Specificare questo passaggio estetico-teologico, esplicitato dal Lazarev, si rende necessario a beneficio di un immenso popolo di devoti.”
Celebrazioni liturgiche in Cattedrale per l’Achiropita. Anno 1947 (foto di Salvatore Papparella)
Una delle immagini della devozione popolare sull’Achiropita più diffuse ai tempi dei nostri nonni e bisnonni; ne esistono di diverse fatture, ma questa è quella più antica di questo genere e non solo. Infatti questa immagine fu impressa a Napoli dal noto litografo Francesco Apicella in via San Biagio dei Librai n° 38 come potete vedere dalla scritta in basso sia a destra che a sinistra; più in basso ancora vi è una scritta in latino: “VETUSTISSIMA ET MIRACULOSA IMAGO B.V.M. ACHIROPITE QUAE IN TEMPLO METROPOLITANO CIVITATIS RISSANI ADORATUR ETANO NURIS VARIATISQUE APPARITIONIBUS AEDICULE ANTE OSTIUIN SIBI SACRSTAE CONTINUO. SE PRODEGENTE ADUERSAE PELLENTIBUS CELEBRATUR. La litografia è databile presumibilmente alla metà o seconda metà dell’800 e fa parte della collezione di Salvatore Papparella.
LE FOTO CHE SEGUONO SONO DI GIUSEPPE PANZA
quadro con riproduzione dell’immagine della Madonna dell’Achiropita eseguito dall’artista rossanese Fiammella Salvatore Lastrucci (prop. Martino Rizzo)