Onofrio Ferro, pittore di Paludi del XVIII secolo
Bocchigliero, Annunciazione – Chiesa di s. Maria Assunta, 1757
Bocchigliero Madonna con Gesù Bambino tra i Santi Agostino e Monica – Chiesa di s. Maria Assunta, 1755
Crosia Madonna con Gesù Bambino e Anime purganti – Chiesa di s. Michele, 1753
Longobucco Ultima Cena – S. Maria Assunta, 1734
Paludi Battesimo di Gesù – Chiesa di s. Clemente, 1734 o 1736
Paludi San Clemente – Chiesa di s. Clemente, 1740
Rossano Madonna con Gesù Bambino e San Nilo e San Bartolomeo – Cattedrale, 1748
Santo Antonio da Padova con Gesù Bambino 1772
Soffitto dipinto 1750 1774
Onofrio Ferro pittore di Paludi del medio ‘700
Carlo Andreoli
Una figura di pittore e di decoratore, che si fa strada nell’area rossanese del medio ‘700, è quella ancora poco nota di Onofrio Ferro (1706-1772): artista nativo di Paludi, che nel Catasto del 1743 risulta a capo di un nucleo familiare di 7 membri e che possedeva diversi appezzamenti di terra, 4 bovi e una casa affittata.
La produzione pittorica di Ferro è attiva dal 1734 e ha lasciato una serie di dipinti – firmati e datati – che documentano il suo percorso d’arte.
Tra le sue prove d’esordio, si deve forse annoverare l’Ultima Cena della chiesa matrice di Longobucco: una tela ad olio di formato ridotto – cm 134×104 – che gli fu commissionata, come recita il cartiglio in basso sulla destra, dal dottore utroque iure d. Antonio De Luca nel 1734.
L’appressarsi concitato degli apostoli attorno alla figura del Messia dà lo spunto al maestro per ritrarre una serie d’attitudini, che infonde alla scena un senso sgomento di partecipazione.
Ma è sopra tutto nella figura del s. Pietro – ritratto ginocchioni, a profilo perduto – così come nel dettaglio prezioso dei due cani – l’uno piccoletto, e con la coda a riccio, ringhia minaccioso verso Giuda; mentre l’altro, placido e mansueto, avverte l’aura di santità di Pietro – che il Ferro dà chiaro saggio di perizia nel disegno e di certa inventiva originale.
Ancora nel panorama degli esordi sembra cadere una tela di formato più ampio – cm 200×146 – che il Ferro eseguì per la chiesa di s. Clemente di Paludi.
Un Battesimo di Gesù che nel mentre rafferma la tavolozza abituale del maestro di Paduli – densa di rosa ed ocra, contrastati dal celeste – denuncia nello schema un’ascendenza di maniera – derivante soprattutto da Paolo De Matteis – che dà discreta traccia del suo gusto giovanile, formato sopra il classicismo del tardo ‘600 napoletano.
Sempre nella chiesa di s. Clemente di Paludi segue, nel tempo, una tela con S. Clemente Papa – cm 185×135 – che s’impone per un gusto tutto proprio di solennità diluita nel fresco panorama di marina che funge da fondale.
Il santo è qui ritratto nel fulgore delle insegne di vescovo di Roma e di papa della Chiesa, mentre un angelo gli cinge la tiara ed un ricco piviale ne veste la figura discoprendo il rosa della fodera di seta. L’ancora che s’intravede in primo piano sulla destra è un attributo tipico di questo santo dei primordi della Chiesa.
Al 1748 risale una tela ad olio – cm 290×200 – di schema più complesso, ricollocata oggi, dopo un restauro recente, nella Cattedrale di Rossano.
Una Madonna col Bambino, ritratta in maestà e circondata da una gloria d’angeli e puttini, è onorata da una cerchia di figure che vede, in primo piano, s. Nilo e s. Bartolomeo da Rossano spartiti da un fanciullo genuflesso che reca tra le mani lo stemma del committente.
Uno scorcio breve del pavimento, su cui posano gli emblemi dei due santi rossanesi, ha l’ufficio di conferire profondità di base ad un dipinto sviluppato secondo un asse preminente verticale.
Nella Madonna col Bambino e anime purganti della chiesa di s. Michele di Crosia – ospitata oggi nei locali dell’asilo parrocchiale – il colore si rapprende in nitore di smalto e cangia i toni freddi del partito superiore, culminanti nel prugna del drappeggio, col rosa tenue delle anime purganti, la cui sfilza infiacchisce la composizione d’un disegno trito e corsivo. Appare ancora singolare – nel dettaglio alto di sinistra – la duplice ostentazione d’un Gesù, in veste d’Ecce Homo, portato sopra il palmo della mano da una coppia d’angeli.
Nella Madonna col Bambino e ss. Agostino e Monica della chiesa dell’Assunta in Bocchigliero, il Ferro propone il tema iconografico della Madonna della Cintola, caro alla devozione dell’Ordine Agostiniano.
Maria consegna a s. Monica, in gramaglie, la cintura che avvolgeva la sua veste durante la vedovanza. Dal dono nacque il culto della Madonna della Cintola – che vide s. Agostino tra i suoi seguaci – officiato da una confraternita che ebbe in seguito il nome proprio di Cinturati. Qui, s. Agostino, ritratto in bella posa paludata, porta dentro la sua mano uno dei suoi attributi: un cuore acceso di fuoco sacro.
Al 1757 risale, infine, l’Annunciazione della chiesa dell’Assunta in Bocchigliero: dipinto che riassume, nella sua piacevole armonia di forme e di colori, la raggiunta maturità di Onofrio Ferro, che volge ormai la sua pittura verso un chiaro gusto rococò.
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