San Giovanni Crisostomo della Panaghia di Rossano

 

Il San Giovanni Crisostomo, dipinto murale presente nella Chiesetta della Panaghia a Rossano, è stato ritenuto non interessante dal punto di vista artistico in quanto la «qualità è troppo impacciata e modesta per sorreggerne le alte datazioni proposte, inverosimilmente risalendo oltre il XIII e probabilmente collocandosi anzi nell’iniziale XIV, come sembra suggerirne la scansione spaziale – se ne osservi, insieme con l’imperita qualità disegnativa, lo snodo spalla-braccio e come la mano afferra il rotolo …»[1].

Di sicuro l’affresco, come dice Biagio Cappelli, è anteriore al 1363 anno in cui venne introdotto il rito latino nella diocesi rossanese[2].

Comunque, se per qualche storico dell’arte l’immagine non è interessante dal punto di vista artistico, di sicuro lo è da quello storico in quanto è una ulteriore testimonianza della presenza bizantina e del rito bizantino a Rossano. Questo rito ha origine nella città di Bisanzio e ha tre forme di Divina Liturgia (così è chiamata la liturgia dell’eucaristia): quella di San Basilio, quella dei Presantificati e quella di san Giovanni Crisostomo, liturgia celebrata nel rito greco comunemente durante tutto l’anno.

San Giovanni Crisostomo, nato ad Antiochia di Siria nel 344/354, è stato un teologo greco antico. Fu vescovo di Costantinopoli ed è commemorato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e dalle Chiese ortodosse orientali. Inoltre è uno dei 37 Dottori della Chiesa Cattolica.

A Mosca, a Cipro e in tante altre località ci sono monasteri a lui dedicati. A Gerace c’è la piccola chiesa di San Giovanni Crisostomo, meglio conosciuta come chiesa di San Giovannello, che è uno storico e grazioso edificio costruito nell’undicesimo secolo.

Inoltre tanti sono i dipinti che raffigurano San Giovanni Crisostomo, alcuni in buone condizioni e altri, molto antichi, no. Come per esempio quello della Cattolica di Stilo che comunque, anche se versa ormai in pessime condizioni, è utile per testimoniare ulteriormente, oltre alla Chiesa di San Marco, la vicinanza bizantina tra Rossano e Stilo.

Nel San Giovanni Crisostomo della Panaghia di Rossano la figura, che ha le misure di 90 x 45 cm, si presenta in posizione frontale, con gli occhi impassibili mentre fissa i fedeli ai quali mostra un rotolo. In origine nel basso della conca absidale erano dipinti due santi: San Giovanni Crisostomo e San Basilio il Grande che nelle raffigurazioni medievali appaiono sempre insieme. L’immagine di San Basilio ormai è andata perduta mentre in quella di San Giovanni, come di solito accade nelle figure bizantine, predominano la rigidità e la frontalità. Il Santo è rappresentato a capo scoperto con il volto che presenta una barba corta a punta e intorno alla testa spicca una grande aureola dorata circondata da una corona di perline. I tratti del viso sono raffinati: naso lungo e affilato, mento appuntito come le orecchie, bocca piccola con le labbra sottili e fronte alta e spaziosa. Il corpo scompare nella veste, un abito liturgico scuro ingentilito intorno al collo da un bordo dorato e sulle spalle porta una stretta stola bianca con due croci nere. Il personaggio è circondato dal colore azzurro dello sfondo che ne esalta ancora di più la figura. E ciò nella migliore tradizione dell’arte bizantina che fa circondare i personaggi da pochi e rari elementi naturali o architettonici. Su questo sfondo blu compare la scritta greca «Ο АГ[ΙΟС] ΙΩ [АΝΝΗС] Ο Х [Р] УСΟСΤОМОС (o AGHIOS IOANNES CRISOSTOMOS)». Gli occhi sono ingranditi, con le pupille nere e fisse che sono rivolte verso chi guarda e sembrano invitare a comprendere il testo del rotolo che il Santo regge con la mano che spunta da un elegante polsino decorato a piccole losanghe. Nel rotolo si legge la frase in greco «ΟУ [Д] ДΙС ДΞΙОС ΤΩΝ С[АРΚ] Ι [ ΔΕ] ΔΕМΕΝΩΝ ΤАΙС СА [Р] ΚΙΚАΙС ΕПΙѲУМΙАΙС ΚАΙ [ΗΔ] ΩΝАΙС» (nessuno di coloro che sono ancora schiavi dei desideri e delle voglie della carne, è degno di accostarsi a me). Si tratta di alcune parole tratte dalla preghiera presente nella liturgia a lui dedicata e più precisamente di quelle pronunciate dal sacerdote all’inizio della cerimonia.

L’eloquenza, le doti retoriche nell’omiletica valsero al Santo l’epiteto di “Crisostomo” (in greco antico: χρυσόστομος?chrysóstomos, composto di χρῡσός -οῦ, chrysós «oro» e στόμα -ατος, stóma «bocca»), letteralmente «bocca d’oro». Il suo zelo e il suo rigore furono la causa di forti opposizioni nei confronti della sua persona. Dovette subire un doppio esilio e durante un trasferimento morì a Comana Pontica il 14 settembre del 407. Come filosofo e teologo, Giovanni è poco originale ma riecheggia – e trasferisce efficacemente nell’omiletica – temi della tradizione patristica greca e soprattutto della scuola antiochena. La sua personalità è quella di un uomo innamorato della morale, vissuta come “amore in atto“, e desideroso di riformare la vita cristiana, secondo l’ideale delle primitive comunità cristiane concepite nello schema della vita monastica.

Giovanni si adoperò per cercare di moralizzare il clero di Costantinopoli, criticandone gli eccessi e lo stile di vita. I suoi sforzi però cozzarono contro una forte resistenza e perciò vennero circoscritti e limitati nel tempo. Era un eccellente predicatore e come teologo ebbe notevole seguito nella cristianità orientale. Contrariamente al costume dell’epoca di parlare per allegorie, Giovanni adottò uno stile diretto utilizzando i passi biblici come lezioni e ammaestramento nella vita di tutti i giorni. La sua messa al bando fu una dimostrazione sia della supremazia del potere secolare sia della rivalità tra Costantinopoli e Alessandria nella lotta dell’epoca per la preminenza nella chiesa d’oriente.

Il suo culto seguì la cultura bizantina che si insediò in Italia. Una sua bellissima raffigurazione, realizzata però con i mosaici, si trova nella Cappella Palatina a Palermo.

La pittura murale del Santo nella Panaghia è importante anche perché si differenzia dalla maggior parte delle arti figurative bizantine che si esprimono, come già detto per Palermo, principalmente con i mosaici.

Peccato che non possa essere ammirata liberamente in quanto la Chiesina è chiusa e, se non si conosce il sistema per farsela aprire, entrarci diventa problematico.

[1] Valentino Pace, Pittura bizantina nell’Italia meridionale. in “I Bizantini in Italia, a cura di Guglielmo Cavallo et alii”, Milano 1982

[1] Biagio Cappelli, Rossano bizantina minore. in Archivio Sorico Calabria Lucania, 24/1955

[1] Fonti: Biagio Cappelli, Rossano bizantina minore. in Archivio Sorico Calabria Lucania, 24/1955 – sito “Storia dell’arte” di Antonio Marchianò, –  T. Velmans, PITTURA bizantina in Enciclopedia Treccani – Mario Scudo, San Giovanni Crisostomo Vescovo e dottore della Chiesa – Marina Falla Castelfranchi, La pittura bizantina in Italia meridionale e in Sicilia (secoli IX-XI). Publications de l’École française de Rome – Emanuela Pulvirenti, Arte bizantina – Wikipedia

Rizzo Martino Ant., San Giovanni Crisostomo della Panaghia di Rossano. in Antica BibliotecaCoriglianoRossano.it, 3.11.2024