avv. Domenico Rizzo, don Mimì

L’avvocato Domenico Rizzo nacque a Rossano il 12 maggio 1901, primogenito di 8 fratelli, dall’avv. Enrico, illustre penalista rossanese, e da Gemma Mazzei, di Cassano allo Jonio.

Si laureò in giurisprudenza a Napoli all’età di 21 anni e intraprese subito la professione forense sostenendo a 22 anni il suo primo processo importante.

Da antifascista e socialista, nel dicembre del 1924 firmò una sottoscrizione che denunciava l’assassinio di Paolo Cappello, il giovane muratore militante socialista cosentino, che era rimasto vittima della violenza fascista. Da allora fu chiaro a tutti il suo orientamento politico.

Esercitò la professione forense con successo in ogni campo del diritto, suscitando stima unanime.

All’arrivo degli Alleati in Calabria con decreto del 18 ottobre 1943 e decorrenza 23 ottobre 1943, a firma del prefetto Enrico Endrich e controfirmato dal comandante alleato di Cosenza, venne nominato Commissario Prefettizio di Rossano. Una volta defenestrato il prefetto Endrich, la nomina venne confermata dal nuovo prefetto Pietro Mancini.

Infatti, dal 15 giugno 1943 al 5 novembre 1943, prefetto di Cosenza fu il sardo Enrico Endrich, ex podestà di Cagliari, al quale il governo Badoglio consentì di svolgere le funzioni anche dopo la caduta del regime. Dopo l’ingresso in città degli angloamericani, avvenuto l’11 settembre, Endrich fu ancora riconfermato dal Governo militare alleato alla guida della prefettura. In seguito a una manifestazione antifascista a Cosenza fu però defenestrato, il 5 novembre. Divenne così prefetto l’avv. Pietro Mancini che confermò la nomina di Rizzo a Commissario Prefettizio.

Da Commissario Prefettizio Rizzo si trovò a fronteggiare subito una situazione economica disastrosa per far fronte alla quale cercò di incrementare le entrate patrimoniali  attraverso l’affitto di 3.000 ettari di bosco demaniale. della Foresta di Sant’Onofrio. Al contempo assegnò una quarantina di quote di 1, 2 tomolate a braccianti non proprietari dietro il pagamento di 1 tomolo e ¼ di terratico.

Dal 16 ottobre 1944 cessò dall’incarico e venne nominato Commissario Prefettizio l’avv. Maurizio Minnicelli. Il 22 febbraio 1945 nacque la prima giunta antifascista emanazione del CLN cittadino con a sindaco l’industriale cosentino Cesare Renzo Garrafa. Nel frattempo la situazione economica della popolazione peggiorava di giorno in giorno e il 5 agosto 1945 a Rossano ci fu una sommossa in quanto circolava la voce che nella provincia fosse stata distribuita farina, ma non a Rossano. Così venne assaltato il municipio difeso dalla forza pubblica. Poi migliaia di persone si recarono a casa dell’avv. Rizzo proclamandolo sindaco e fu solo grazie alla sua prudenza e all’opera di persuasione che lui fece se la situazione non divenne cruenta.

Nel 1948 venne candidato al Senato nel collegio di Rossano per il Fronte Democratico Popolare e i suoi comizi divennero un appuntamento al quale non si poteva mancare. A Rossano riempivano Piazza Steri fino all’inverosimile e a Corigliano, quando parlava all’Acquanova, dal balconcino dell’allora Orologeria Maradei, la gente si accalcava in via San Francesco, in Corso Principe Umberto e in via Roma. Racconta un cronista coriglianese dell’epoca: “L’ultima sera della campagna elettorale, quando si iniziò il comizio di Rizzo, la piazza offrì uno spettacolo imponente, la popolazione era enorme, immensa, il silenzio perfetto, per cui l’Avv. Rizzo poté parlare ascoltatissimo e applauditissimo”. Venne eletto al Senato con 23.382 voti. In Parlamento, la sua alta professionalità giuridica e la grande abilità oratoria vennero subito tenute in debita considerazione. Fu relatore di minoranza – PCI, PSI – per la Legge Scelba sul sistema elettorale maggioritario (c.d. Legge Truffa), per la Legge Merlin, per il disegno di legge per la repressione dell’attività fascista, autorevole membro della prima Commissione Parlamentare Antimafia.

Alle elezioni comunali del 25 maggio 1952 l’avv. Rizzo venne anche eletto consigliere comunale sia a Rossano che a Corigliano Calabro, ma optò per Corigliano. Qui, in seguito ai contrasti nella giunta, si dimise il sindaco Raffaele Amato e per evitare lo scioglimento del Consiglio Comunale Rizzo il 23 aprile 1953 accettò la nomina a sindaco di Corigliano. Ma dopo qualche giorno si dimise per non esasperare gli animi. Comunque venne rieletto di nuovo il 30 maggio mantenendo l’incarico fino a luglio. Il 1° agosto 1953. Divenne poi sindaco l’avv. Luigi Passerini e  da settembre Giulio Spezzano.

Fino al 1959 fu membro del Comitato Centrale del PSI. Insieme all’attività politica frenetica fu la sua attività professionale di avvocato.

Nel dopoguerra era scoppiata la grave questione degli ex partigiani che venivano imputati di delitti e omicidi compiuti durante la Resistenza. Per i partiti di sinistra era vitale che in questi processi non fosse tirata in ballo la responsabilità politica di PCI, PSI e ANPI. E nello stesso tempo che fosse assicurata ai partigiani imputati e alle loro famiglie un’adeguata assistenza. A tale scopo venne costituito da Umberto Terracini il Comitato di Solidarietà Democratica (noto come Solidarietà Democratica) del quale facevano parte eminenti giuristi: oltre allo stesso Terracini, Lelio Basso, Leonida Casali, Giuliano Vassalli, Pasquale Filastò, Leonetto Amedei e tanti altri e naturalmente anche don Mimì. Il Comitato di Solidarietà Democratica stabiliva la strategia difensiva, che veniva impostata dall’avvocato Rizzo, e poi seguita dai legali che difendevano gli imputati partigiani. Don Mimì stesso girò l’Italia per assistere nelle aule dei tribunali i tanti partigiani imputati, fino ai giudizi in Cassazione.

Così tutti i grandi processi ai partigiani lo videro tra i protagonisti dei collegi difensivi. Da quello famosissimo di Porzus, a quelli del Triangolo della Morte in Emilia, a quello dell’uccisione dei detenuti fascisti nelle carceri di Carpi, a quello all’onorevole Francesco Moranino, a quello per l’uccisione dei conti Manzoni di Lugo.

Tra i tanti processi dove svolse un ruolo di primo piano non si può infine non menzionare quello per l’insurrezione di operai e braccianti avvenuta nel 1950 a San Severo (FG) dove fece assolvere, assieme a Lelio Basso e altri legali, i numerosi imputati dall’accusa di insurrezione armata contro lo Stato.

Designato dall’Associazione Italiana Giuristi Democratici nell’Association Internazionale des Juristes Democrates prese parte a molte missioni in giro per il mondo per occuparsi della violazione dei diritti e repressioni.

L’ultima vittoria nelle aule di giustizia l’ottenne a 93 anni discutendo personalmente una causa che aveva avuto sentenze negative sia in primo che in secondo grado.

È morto a Rossano il 26 gennaio 1996.