Antonio Sassone

Antonio Sassone, il grande scultore di Amendolara

Mai come in questo caso la scelta del solo termine scultore appare riduttiva. Infatti Antonio Sassone fu uno scultore, un pittore e un poeta famoso in tutto il mondo.  Nato ad Amendolara il 19 dicembre 1906, la sua famiglia nel 1923 emigrò in Argentina, a Buenos Aires, nel quartiere di Boedo. Aveva diciassette anni e una spiccata vocazione artistica che lo portò a frequentare nella città di adozione la Scuola Superiore di Belle Arti “Ernesto de la Cárcova”, sotto la guida di Alfredo Guido nella composizione e incisione, di Ernesto Soto Avendaño nella scultura e di Enrique Prins nella filosofia dell’arte.  Successivamente, nel 1935, si laureò con medaglia d’oro presso l’Instituto Universitario Nacional dell’Arte a Buenos Aires e iniziò la carriera universitaria insegnando Storia dell’Arte, Anatomia Artistica, Morfologia, Scultura, Disegno e Composizione e aprendo una sua bottega d’arte nel quartiere Flores di Buenos Aires con tanti allievi che poi diventeranno a loro volta famosi come lo scultore Sepuccio Tidone (1918-1991), che Sassone considerava uno dei suoi migliori allievi, e il pittore Luis Dottori (1915-2013), figlio di un emigrante di Potenza Picena (MC).  È del 1934 la sua prima scultura in pietra, la “Reconcentración” che venne realizzata per la mostra del IV Centenario della Fondazione Buenos Aires a La Rural, dove ottenne il primo premio. Successivamente fu esposta nella Sala Rosarino mentre attualmente fa parte della collezione della Fondazione Antonio Sassone. L’opera, attraverso la rappresentazione di un nudo femminile, raffigura uno stato d’animo che viene esaltato dal dinamismo emanato dalla grande torsione dell’asse della massa corporea, pur con la staticità della posa e l’assenza di vuoti. La scultura è uno dei lavori più riusciti dell’Artista. Sono degli anni successivi “La madre” del 1938, “El Carretero” del 1940, “La Hilandera”, sempre del 1940, “El Poeta” del 1942, “El Sembrador” del 1953, “Piedad” del 1948, “Testa di Beethoven” realizzata tra lo stesso anno e quello successivo e poi a seguire “La Voz en el Deserto”, “Los Apostoles”, “la Testa di Gesù”, “Canto a la libertad”, “La Noche”, “El Genio” (testa di Leonardo) e tante altre ancora. Bisognerebbe soffermarsi su ogni sua opera per comprendere appieno la maestria con la quale è stata eseguita, grazie a un raffinato e certosino lavoro artigianale, a una paziente preparazione, all’attenzione maniacale ai particolari, che si accompagnavano a una ossessiva verifica dei materiali, dei disegni e dell’insieme. Senza questa miscela di passione e di approccio raffinato alla propria attività non sarebbe stato possibile realizzare opere indimenticabili premiate ed esposte in giro per il mondo. Infatti suoi capolavori sono esposti in Argentina al Museo Nazionale di Plata, al Teatro Colón, nella famosa via Caminito, al Coliseo di Buenos Aires, nella piazza principale di Quilmes, e numerose altresì sono le sculture presenti in diversi paesi delle Americhe, in Europa e negli Stati Uniti, nei musei e nelle collezioni private.  Durante la sua esperienza artistica ha esposto molto anche in Italia: a Venezia alla Biennale, a Roma, a Firenze, Milano, Sanremo e Cosenza e mai ha interrotto il cordone ombelicale con Amendolara dove tornava di frequente, manteneva solide amicizie e città alla quale ha dedicato due poesie, “Primi Ricordi” e “Terra Natia” oltre ad uno struggente dipinto. La produzione artistica del Maestro con sculture, dipinti, murali, si accompagna alla pubblicazione di un libro didattico, “Scienza e tecnica nelle arti plastiche”, nonché a vari libri di poesia. Con la sua opera “Spartaco” del 1956 l’Artista avvertì il bisogno di sperimentare e intraprendere nuovi percorsi artistici con la consapevolezza dei possibili rischi, propri di chi si allontana dalla personale strada maestra. Comunque, anche con queste nuove esperienze mai fu tradita l’essenzialità e la narratività, non disgiunte dalla liricità, che avevano da sempre caratterizzato la sua produzione artistica.  E poi, una volta soddisfatta l’esigenza di sperimentare, e arricchito da questi nuovi percorsi, Sassone tornò ancora più maturo allo stile che aveva da sempre caratterizzato la sua produzione artistica.  L’Artista è morto a Buenos Aires il 18 ottobre del 1983.

 

 

 

 

 

 

Gioacchino da Fiore, acquarello